lunedì 26 maggio 2008

Modulo Pirandello: Unità Didattica 4

IV UNITA’ DIDATTICA

IL LABIRINTO: NOVELLE PER UN ANNO

Finalità:
Questa unità didattica prevede la lettura e l’analisi di due novelle dell’autore, selezionate sulla base di un’affinità tematica e di un comune intento poetico. La lettura del testo, preliminare alla spiegazione dello stesso, permetterà di evidenziare tecniche poetiche innovative, tipiche dei romanzi novecenteschi, e “occasionali”, ma volute, ricadute nei canoni dell’ottocento. A tale proposito, inevitabili saranno i confronti con le novelle del secolo precedente e le nuove tendenze narrative novecentesche, compreso l’accenno alle tecniche narrative di Proust.
“L’Uomo dal fiore in bocca” e “Il treno ha fischiato” costituiscono due potenti esempi dello straniamento dell’uomo di fronte alla propria esistenza, uno straniamento indotto dal timore della morte, nel primo caso, e dalla pietosa routine quotidiana, nel secondo racconto. Entrambi i protagonisti, tentano di sfuggire alla “maschera”. Alla “maschera”, alla “forma” imposta all’individuo dalla società (famiglia-lavoro) o da se stesso si sfugge o attraverso la pazzia o attraverso l’immaginazione. E’ per questo che il protagonista de “Il treno ha fischiato” decide di partire per paradisi tropicali soltanto con la fantasia e l’Uomo dal fiore in bocca vive gli ultimi giorni della sua vita in una sorta di follia. L’analisi del percorso testuale e del titolo consentiranno allo studente di vedere quanta riflessione e quanto perfezionamento della tecnica scrittoria ci siano in questi testi tutto sommato brevi. La verifica, infine, composta da dieci domande a risposta aperta, consentirà all’alunno di focalizzare i passaggi essenziali della spiegazione. L’invito alla lettura di un romanzo di un autore moderno, che prende spunto proprio dal titolo di una delle novelle di Pirandello, tracciando una sorta di biografia romanzata dell’autore, ha lo scopo di attualizzare la vicenda umana e familiare dell’autore così da coinvolgere emotivamente l’alunno ed educarlo al piacere della lettura.

Prerequisiti:
Conoscere il contesto sociale, culturale letterario e biografico dell’autore
Conoscere le fasi evolutive della poetica dell’autore
Conoscere le caratteristiche del genere novella nel XIX secolo
Saper individuare le scelte stilistiche individuali nell’ambito della codificazione del genere novella.
Saper decodificare il linguaggio narrativo

Obiettivi:
Mettere in relazione i testi letterari esaminati con le idee e la poetica dell’autore
Evidenziare la “significatività” dei testi selezionati per la lettura e l’analisi
Contestualizzare l’opera dell’autore in rapporto agli autori precedenti e alle tendenze da cui è stato influenzato o da cui si è allontanato
Interpretare l’opera in senso storicizzante e attualizzante
Comprendere, analizzare, interpretare il testo
Collocare l’opera nel contesto storico-culturale e letterario
Saper formulare giudizi motivati in base ad un gusto personale e ad un’interpretazione storico-critica.

Contenuti:
Breve sunto dei temi chiave della poetica pirandelliana
Storia e struttura della raccolta “Novelle per un anno”
Lettura dei testi, analisi del tracciato testuale e del titolo

Metodologie:
Lezione frontale
Lezione partecipata per rinfrescare le conoscenze sul testo novellistico
Lettura e analisi guidata dei testi
Lezione partecipata per riprendere gli elementi dell’analisi testuale e introdurre la contestualizzazione

Tempi:
5h ( comprensive di verifica 1h)

Strumenti:
Libro di testo
Libro relativo all’analisi testuale
Fotocopie ed alto materiale cartaceo forniti dal docente
Mappe concettuali per fissare le informazioni
Siti internet

Spazi:
Aula
Sala multimediale

Verifica:
Prova individuale: 10 domande a risposta aperta

Articolazione dell’unità didattica
Per lo svolgimento della presente unità didattica sono previste le seguenti lezioni:
Lezione 1 (durata 2h). Dopo un breve sunto dei punti salienti della poetica pirandelliana teso a rinfrescare le idee della classe sull’autore, la prima lezione è tesa a presentare un quadro coerente, seppur schematico e stringato, della struttura della raccolta “Novelle per un anno” (pubblicazioni, suddivisione, stampe). Ampio spazio verrà dedicato alla spiegazione dei nuclei tematici delle novelle, della psicologia dei personaggi e dei “tipi” che vogliono rappresentare, della sintassi utilizzata. Si concluderà poi con l’approfondimento della poetica sottesa alle novelle, dell’evoluzione del concetto di “umorismo”, del rapporto Forma-Vita.
Lezione 2 (durata 2h). Questa lezione prevede, innanzitutto, la lettura dei testi delle due novelle “La morte addosso” e “Il treno ha fischiato”. Il docente provvederà ad eseguire un’analisi del tracciato testuale, sottolineandone le peculiarità stilistiche e contenutistiche, sempre mirando ad inserire la lettura del testo nel più ampio panorama poetico dell’autore fornito nelle u.d. precedenti.
Lezione 3 (durata 1h). Verifica orale mediante domande a risposta aperta. Invito alla lettura del romanzo di Andrea Camilleri “Biografia del figlio cambiato”, sorta di biografia romanzata di Pirandello che trae spunto proprio dal titolo nonché in parte dal contenuto di una delle novelle dell’autore.

Svolgimento dei contenuti
LEZIONE 1 (durata 2h)
La poetica di Pirandello si può schematicamente riassumere in quattro punti fondamentali:
Il contrasto tra illusione e realtà, in cui l’illusione si rivela come un inganno o comunque un ideale irrealizzabile e la realtà meschina e avvilente e del tutto inadeguata alle speranze; questo contrasto dà vita ad un sentimento di scacco e impotenza.
Il sentimento del contrario: è l’intervento del momento critico, della riflessione, nel cuore stesso della creazione.
Il sentimento della casualità, imprevedibilità, relatività delle vicende umane.
L’atteggiamento anti-retorico, la ricerca di una letteratura di cose e non di parole, il disprezzo per la ricerca linguistica.
La scrittura delle novelle fu per Pirandello un impegno costante: la prima raccolta è del 1894, Amori senza fine, l’ultima ,uscita postuma, è del 1937, Una giornata. Quarant’anni di sperimentazione che accompagnano e attraversano la più celebrata produzione romanzesca e drammaturgica. La misura breve del racconto consente all’autore di verificare le potenzialità e le linee di forza della sua creazione letteraria: lo studio dei personaggi e delle loro relazioni, le regole e i paradossi della vita sociale, la dissoluzione dell’identità individuale, le leggi e le ragioni stesse del narrare e, dulcis in fundo, la contrapposizione Vita-Forma, riproposizione in chiave moderna e psico-analitica ante-litteram del conflitto tragico tra physis e nomos. Non a caso Pirandello ricorre alla figura tragica di Oreste (nel Fu Mattia Pascal) che apre uno “strappo nel cielo di carta” del teatro della vita e si trasforma nel dubbioso Amleto per spiegarci come un evento inatteso e imprevisto possa d’improvviso trasformare una commedia in tragedia, una certezza in dubbio; è la luce del “lanternino” che rivela le tenebre che ci assalgono e che inutilmente e con strumenti inadeguati noi ci sforziamo di interrogare.
Con le novelle Pirandello intese offrire un vastissimo ventaglio di casi umani: una serie di tasselli che, per la loro eterogeneità, sono in grado di offrire un vasto mosaico della “commedia umana”, colta nella sua contraddittorietà e non riducibile ad una superiore e astratta armonia. Anche per questo motivo i tentativi di suddividere l’enorme corpus dei racconti per tema (la morte, la follia, la finzione, la “maschera”) o per sottogeneri improntati a criteri situazionali o retorici (novelle siciliane, urbane, borghesi oppure umoristiche, grottesche, ecc…) sono risultati vani perché non riescono a dar conto della complessità reale dell’opera.
Le novelle, spesso brevi e pubblicate singolarmente su quotidiani, furono inserite dall’autore, a partire dal 1922, in un piano più vasto e ambizioso che le comprendesse tutte. Pirandello prevedeva la stesura di 365 novelle da raccogliere in 24 volumi e da intitolarsi Novelle per un anno. Pur non essendo riuscito a completare l’opera, l’autore ci ha lasciato 225 racconti, divisi in quindici volumi (di cui l’ultimo postumo).
Il tono delle novelle è uniforme (grazie anche alla lunga recensione e all’incontentabile rielaborazione), la sintassi è libera da pregiudiziali realistiche, tesa, attraverso il prevalere dell’evocazione sulla narrazione, del monologo interiore sulla descrizione del pensiero, del discorso diretto e indiretto libero sul racconto, a dare ai personaggi le parole delle loro illusioni, i nomi delle loro maschere. E’ un linguaggio della mente, un trasferimento dall’astratto al concreto, dall’idea alla parola. “Non sa di nomi, la vita”. E’ l’uomo che, nel suo aggirarsi in un labirinto senza uscita, li trova qua e là e li dà, non alla Vita che scorre mutevole, ma alle Forme in cui essa si fissa.
Nelle novelle l’umorismo pirandelliano approda ad una condizione di assoluto silenzio. La via del realismo, dapprima sperimentata, viene abbandonata nella convinzione che non sia possibile descrivere la vita attraverso la prosa narrativa. Perduta la fede nella possibilità di giungere alla certezza oggettiva, così come predicava il verismo, la realtà (fondata sul relativismo, sulla casualità, sull’irrazionalità) rende all’uomo impossibile il raggiungimento della verità, senza rescindere però il legame profondo che lega l’autore alle sue creature. Nota Pirandello: “I personaggi delle mie novelle vanno sbandendo per il mondo che io sono uno scrittore crudelissimo e spietato: ci vorrebbe un critico di buona volontà che facesse vedere quanto compatimento sia sotto quel riso” (da Tragedia di un personaggio, 1911). Le novelle segnano la liberazione progressiva e inesorabile dal naturalismo attraverso la scomposizione della realtà e l’assunzione delle prospettive del personaggio. Il meccanismo narrativo scaturisce da un fatto imprevisto che determina il “sentimento del contrario”, lo smascheramento delle illusioni, l’emergere della coscienza o l’accettazione inconsapevole della pena derivante dal “sentirsi vivere”. “Io vedo come un labirinto dove per tante vie diverse, opposte, intricate, l’anima nostra s’aggira, senza più trovar modo di uscirne. E vedo in questo labirinto un’erma, che da una faccia ride e piange dall’altra; ride anzi da una faccia del pianto della faccia opposta” (dedica della raccolta L’erma bifronte, 1906). Le novelle sono quindi la registrazione dei passi incerti, casuali e destinati comunque a non trovare l’uscita che l’uomo compie in quel “labirinto”. Ma il labirinto è senza cielo, senza speranza, senza Dio, è un percorso senza senso, che non conduce da una parte all’altra ma affatica l’uomo alla ricerca di sé. La vita e la morte si svolgono nei sentieri del labirinto. In quest’ottica le Novelle per un anno sono come un coraggioso breviario destinato a rendere consapevole il lettore dell’eterna insufficienza ma anche dell’irrimediabile assolutezza della condizione umana. I personaggi delle novelle sono immersi in un universo senza storia, non parlano il linguaggio di un luogo e di un tempo. E la natura, insensibile al caos che travolge l’uomo, dà pace.
Pirandello non ricerca le cause storiche per cui la società è una “trappola” mortificante: la società borghese del suo tempo non è per lui che la manifestazione particolare di una condizione universale. L’unica via di relativa salvezza che dà ai suoi personaggi è la fuga nell’irrazionale, nell’immaginazione che trasporta verso un “altrove” fantastico come per Belluca, protagonista de Il treno ha fischiato, che sogna paesi lontani e attraverso questa evasione può sopportare l’oppressione del suo lavoro da contabile e della sua famiglia, e come per l’Uomo dal fiore in bocca, protagonista de La morte addosso, che pensa di sopravvivere tanti giorni quanti sono i fili d’erba del cespuglio che l’Avventore, suo interlocutore, sceglierà non appena giunto al luogo di villeggiatura.


LEZIONE 2 (durata 2h)
LETTURA DELLA NOVELLA La morte addosso.
La novella, pubblicata per la prima volta nel 1918 e poi ripubblicata nel 1923, è un dialogo puro fra due personaggi, senza alcun intervento della voce narrativa, peculiarità questa dei romanzi novecenteschi. L’assoluta mancanza di un tessuto narrativo che inquadri e colleghi il dialogo dei due personaggi la rende una novella sui generis.
TRACCIATO TESTUALE
Due uomini senza identità anagrafica precisata, l’Uomo dal fiore in bocca e l’Avventore, si incontrano in un caffè; inizia la conversazione. Per le prime battute la figura dell’Avventore è preminente su quella dell’Uomo dal fiore in bocca. L’Avventore si presenta e racconta i motivi della sua presenza in quel caffè: la moglie gli ha affidato il compito di fare compere in città e lui, trattenuto da commesse intente a fare pacchi e pacchetti, ha perso l’ultimo treno per raggiungere il luogo di villeggiatura dove lo aspettano moglie e figli. Con l’immagine dei pacchetti il filo della conversazione passa all’Uomo e l’Avventore viene travolto, schiacciato e infine zittito dai ragionamenti del suo interlocutore. Il soliloquio del protagonista (altra caratteristica dei romanzi del ‘900) ne spiega tutto il dramma. L’Uomo afferma che per lui osservare le cose, aderire con l’immaginazione alla vita altrui, lo aiuta a sentire il “fastidio” della vita, così da poterla giudicare “sciocca e vana” e contrastare l’inestinguibile “gusto” della vita. Subentra, d’improvviso, la figura della moglie che in realtà rimane nell’ombra, di più, rimane un’ombra. La moglie lo spia furtivamente, convinta di non esser vista: vorrebbe che lui rimanesse a casa ad aspettare la morte ma lui la morte se la porta addosso, la morte gli ha lasciato come pegno e promemoria un’escrescenza vicino al labbro, che sembra quasi un fiore, presto verrà a raccoglierlo. E’ per questo che l’uomo deve tenersi occupato perché se per un momento riuscisse a crearsi il “vuoto dentro” potrebbe ammazzare qualcuno o ammazzarsi. L’Uomo vorrebbe riuscire a diventare spettatore della vita eppure all’improvviso basta il ricordo delle albicocche per riportarlo e trattenerlo tenacemente attaccato a quella vita di cui si vuole liberare (come non pensare alle madeleines proustiane). La sensibilità fisica, “tattile”, svela all’improvviso l’incapacità dell’Uomo di sentire il “fastidio” della vita: è un destinato a morte che ad essa non si rassegna, ostenta un disinteresse che nasconde una travolgente passione esistenziale.
TITOLO
Nella prima stesura era “Caffè notturno”, forniva cioè un’informazione esterna preliminare volta a situare la scena in uno spazio e in un orario: le unità di luogo e di tempo sono tipiche della narrativa naturalista. “La morte addosso” mette in luce, invece, in maniera aperta e preventiva, il nucleo tematico traendo spunto dalle parole del protagonista: le unità aristoteliche, fondamentali nel naturalismo, cedono il passo al tema esistenziale. “L’uomo dal fiore in bocca”, titolo dell’atto unico teatrale, occulta di nuovo il nucleo tematico privilegiando il protagonista attraverso una metafora allusiva, accattivante e destinata a suscitare la curiosità dello spettatore.

LETTURA DELLA NOVELLA Il treno ha fischiato.
La novella, pubblicata per la prima volta nel 1914 sul Corriere della Sera fu ripubblicata, postuma, nel 1937. La voce narrativa, dapprima imprecisata, si rivela poi appartenente ad un personaggio-testimone incluso nella vicenda che guida il lettore attraverso i fatti, argomentandone le cause e commentandone gli sviluppi: sembra quasi di essere di fronte ad una ricaduta nel topos del narratore onnisciente. L’incipit della novella presenta i fatti in medias res, in uno stato inizialmente caotico che verrà poi chiarito e spiegato attraverso flashbacks: abbiamo qui la rottura delle unità spazio-temporali e l’utilizzo di una tecnica, quella del flashback, di ampio utilizzo nei romanzi del ‘900.
TRACCIATO TESTUALE
Un uomo impazzisce, sembra impazzire, e viene portato all’ospedale psichiatrico. Ma il suo impazzimento, in realtà, è del tutto normale date le “specialissime condizioni” in cui vive l’infelice da tanti anni. La ribellione del Belluca, il protagonista della vicenda, contabile in un’azienda, uomo “mansueto e sottomesso”, ottuso, frustato e bastonato come un asino, affonda le radici in una vita familiare sciaguratamente tragica: è circondato da donne fisicamente e psicologicamente incapaci, egoiste e attaccabrighe. Schiacciato dalla ruota implacabile della sua esistenza, Belluca ha dimenticato da anni il mondo intorno a sé finché una sera, non riuscendo a prender sonno, d’improvviso sente fischiare un treno: lo segue col pensiero e rivede e rivive la vita che aveva conosciuto in gioventù, le città che aveva visitato. Quel mondo dimenticato gli rientra violentemente nello spirito, ubriacandolo. Finita l’ebbrezza si contenterà, per sua stessa asserzione, di prendere ogni tanto una boccata d’aria con l’immaginazione. Il fischio del treno è un varco improvviso, lo squarcio nel cielo di carta, l’epifania del mondo esterno (anche questa è una caratteristica peculiare del romanzo del ‘900), l’avventura dell’immaginazione che infrange la schiavitù del dolore servile e la catena di abbrutimento permettendo al protagonista di riappropriarsi della libertà, della propria identità e dignità, finanche della parola. Il meditato e voluto ritorno alla Forma, dopo il tuffo nella Vita, passa attraverso la riassunzione della personalità perduta, il recupero dell’identità, il proposito di intessere rapporti nuovi con gli individui e con le istituzioni.
TITOLO
Anticipa l’evento occasionale scatenante senza però lasciar trapelare nulla, così da creare suspence: il tema del fischio del treno è ripreso tre volte nella novella ma solo nell’ultima occasione il suo senso diviene chiaro.


LEZIONE 3 (durata 1h)
VERIFICA
La morte addosso
Quale tecnica narrativa è utilizzata?
Che importanza riveste il cambiamento del titolo dalla prima alla seconda stesura? E quale quello dell’atto unico teatrale?
Cos’è il soliloquio? In cosa si differenzia dal monologo interiore e dal flusso di coscienza?
Le albicocche dell’Uomo dal fiore in bocca possono essere paragonate alle madeleines proustiane? Motiva la tua risposta.
Il treno a fischiato
La voce narrante è eterodiegetica o omodiegetica? Esprime giudizi sui personaggi?
Che tipo di tecnica è utilizzata per raccontare l’epifania del Belluca e quali elementi lessicali lo rivelano?
Quale significato assume l’opposizione tra spazio interno ed esterno, spazio quotidiano ed esotico?
Testi a confronto
Alla luce della lettura di entrambe le novelle pensi che sia possibile, secondo l’autore sfuggire alla “maschera” ed alla “forma”? Se sì, con quali mezzi? In cosa si differenziano le scelte di ciascun protagonista?
Ritieni che i protagonisti delle due novelle esaminate riescano a comporre il dissidio tra Forma e Vita?
Nelle due novelle che valore ha la natura?
Invito alla lettura
Biografia del figlio cambiato di Andrea Camilleri, ed. Rizzoli, 2000.
“Più che una biografia letteraria è il romanzo di una biografia: la vita che si racconta non è tanto quella di Pirandello ma quella del “figlio cambiato” che egli sempre pensò di essere. Una vita segnata dal rapporto difficile, conflittuale, negato e solo alla fine ritrovato, con il padre Stefano, una marchiatura che indelebile segnerà la sua esistenza di uomo, di marito, di padre, e ne guiderà il cammino di scrittore e il farsi storia reale e scritta di una favola antica. La scoperta del primo amore, il racconto amaro del matrimonio con Antonietta e la tragedia della sua follia, il difficile legame con i propri figli, fanno di Biografia del figlio cambiato un’appassionante narrazione che si dipana intorno al tema dell’identità, fulcro autentico e ineludibile della vita e dell’opera di Pirandello che Camilleri interroga e indaga con sguardo umanamente partecipe e severo. E con la pietas di chi ha capito il dramma di quel tardivo “Ho sempre riconosciuto tutto”, Camilleri affida all’attorta figura dell’olivo saraceno il compito di una possibile luminosa riconciliazione”.



BIBLIOGRAFIA
C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano, Milano, ed. Feltrinelli, 1960.
S. Battaglia, Il senso della vita nei racconti di Luigi Pirandello, in “Filologia e letteratura”, IX n. 1, Napoli, ed. Loffredo, 1963.

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